Dalla gravidanza al primi mesi di vita del bambino.

Quando ha inizio l'educazione, prima della nascita o solo dopo il suo "essere al mondo"?

Educare ha due significati fondamentali: etimologicamente deriva dal latino ex-duco, tiro fuori, faccio uscire, quindi aiuto l'altro a essere quello che è secondo le sue potenzialità, sia fisiche che emotive e intellettuali; l'altro significato è quello di nutrire, di fornire i mezzi e i materiali, le basi di cui la persona si servirà per esprimere se stessa.

L'educazione si può intendere come la messa in opera dei mezzi propri a permettere all'essere umano di formarsi e di svilupparsi. E' l'essere che si educa a partire dai materiali fisici, affettivi e mentali che gli sono forniti dai genitori e dall'ambiente che lo circonda.

La vita intrauterina
Quando il bambino nasce ha già nove mesi di vita e di esperienze
(esperienze senso-motorie fetali: estensioni, giramenti, accorciamenti; esperienze tattili dell'involucro pelle con l'ambiente della placenta; esperienze sonoro-uditive dei rumori interni del corpo della madre).
Lo sviluppo del feto inizia con la nona settimana di gestazione e prosegue fino alla nascita, in un legame stretto con la qualità dell'ambiente intrauterino. I diversi sistemi dell'organismo fetale cominciano a ben funzionare fin dal terzo mese.

Come afferma MICHEL SOULÈ (neuropsichiatra francese) "il prenatale merita di occupare nella nostra scienza il posto legittimo che si merita, quello di primo capitolo della biografia vera della persona umana e non di preambolo o di preistoria".

Lo sviluppo e l'integrazione del corpo e della mente del bambino si colloca in un continuum che ha inizio dalla gravidanza e percorre tutte le fasi successive.
Sin dall'inizio la madre (e l'ambiente circostante) ha il compito di accompagnare attraverso il canale tonico-affettivo il feto dapprima, e poi, dopo la nascita, il bambino; di nutrirlo a livello sensoriale ed intellettuale, che permetterà di far emergere tutte le potenzialità racchiuse nell'essere.

Attraverso la madre (e l'ambiente), durante la simbiosi della gravidanza, il futuro bambino riceve non solo il nutrimento ma anche l'influenza che l'ambiente produce su la stessa: l'effetto delle sue emozioni, dei suoi pensieri e  dei suoi sentimenti.

 "Anche se il sistema nervoso del feto è separato da quello materno, le forti emozioni vissute dalla donna nel corso della gravidanza causano un notevole aumento di ormoni e di altre sostanze chimiche nel sangue che, attraverso la placenta, si trasmettono al feto e sembrano riprodurre in questo ultimo lo stato fisiologico della madre. Da una ricerca risulta che l'attività motoria del feto aumenta considerevolmente quando la madre attraversa uno stato di stress." (LUIGIA CAMAIONI)

"Un tempo si riteneva che, nel grembo della madre, il bambino fosse isolato da tutte le influenze esterne, anche quelle potenzialmente dannose o nocive, fosse insomma al sicuro. Oggi sappiamo che ciò non è completamente vero. Certo, l'ambiente uterino è assai efficiente nel proteggere e nutrire il giovane essere che si sta formando: lo mantiene a una temperatura costante e, attraverso il liquido amniotico nel quale è sospeso, lo preserva dalle scosse e dagli urti. Tuttavia, attraverso il sangue materno, passano non soltanto il nutrimento e l'ossigeno, ma anche una serie di agenti, quali sostanze chimiche, ormonali e virus che possono lasciare tracce indelebili nel futuro sviluppo".
 (LUIGIA CAMAIONI)

Importante, allora, diventa la qualità di vita condotta dalla madre, in primis, e la qualità dell'ambiente che la circonda, qualità non solo fisica, ambientale, ma anche affettiva ed emotiva. Tutto ciò per assicurare una "qualità di buone interazioni del feto col proprio ambiente".

La nascita
La nascita "lancia" nello spazio, nel mondo esterno il bambino!
Questo passaggio e cambio di ambiente (dall'ambiente intrauterino all'ambiente extrauterino) mette il neonato in una immediata condizione di "compiti nuovi": respirazione, nutrizione, regolazione termica corporea, comunicazione.

Dalle prime esperienze di cure apparentemente solo fisiche, dalla prima relazione su base sensoriale (contatto fisico, suoni, rumori, voci, calore, temperatura, tocco, odori), "emerge" la progressione del processo di integrazione della mente e del corpo del piccolissimo, frutto della "qualità" della relazione tra mamma e bambino.
Fonte: Pinterest
E' nell'insieme delle sensazioni (tattili, uditive, visive, corporee) piacevoli, che alimentano il benessere psico-fisico e lo gratificano, che il piccolo bambino vive le primarie esperienze piacevoli di sé stesso (rispecchiamento emotivo e rappresentazione di sè).

 Il dialogo tonico-corporeo si mette in moto molto presto: il neonato molto competente dal punto di vista sensoriale è capace di creare fin da subito un dialogo importante con la madre e in cui ha una parte attiva.
La qualità comunicativa della mamma, ossia le sue reazioni e risposte tonico-emozionali ai comportamenti del piccolo, permette ad esso di vivere i primi bisogni (che sono contemporaneamente fisici e psichici) attraverso le diverse esperienze di assimilazione del calore, di contatto morbido e avvolgente, di sostegno e di appoggio, di gratificazione orale. Il bambino sperimenta così  il senso di protezione vitale e di rassicurazione affettiva.

Il "buon nutrimento" materno inteso come latte, cibo ma soprattutto calore e cure affettuose, permette al bambino di rilassarsi, di mangiare di più, di dormire di più, di essere attivo nelle interazioni con l'ambiente circostante; altre sì è bene ricordare che l'ansia, l'incertezza, la paura hanno sempre come risultato l'irritabilità del bambino quale segnale corporeo di un disagio.

Il corpo del bambino "parla" e ogni suo comportamento ha un preciso significato, è carico di aspetti intellettivi, affettivi e relazionali; è un modo per esprimersi, per comunicare qualcosa.


Il bambino, fin da piccolissimo, attraverso i movimenti del corpo, il sorriso, le grida, il pianto,  interagisce attivamente e comunica con l'adulto, influenzandone il comportamento. 

A tale scopo l'interazione del piccolo è sintonizzato sull'aspetto non verbale della comunicazione (definito di "relazione"); attraverso i sentimenti e le emozioni comunicate mediante la delicatezza o meno dei gesti, la tonalità della voce, la posizione del corpo, la tensione muscolare, si definiscono le caratteristiche della relazione che si sta intrattenendo tra adulto e piccolo.

Nella crescita il "patrimonio iniziale" della madre e del bambino si influenzano reciprocamente, ponendo in correlazione aspetti del comportamento dell'una con modalità di risposta dell'altro, e viceversa, all'interno di un sistema relazionale (contesto).

La relazione madre-bambino è tuttavia collocata nel contesto sociale più vasto, che influenza la relazione stessa, sia in senso positivo e stimolante, sia in senso inibitorio e negativo.
Ancora, troppo spesso una madre si trova "frastornata" dalla molteplicità di "consigli", anche antitetici tra loro, che le vengono impartiti da appartenenti alla cerchia familiare e da amici: e questo non mette in gioco una rassicurazione della figura materna e paterna ma bensì una sorta di "irrigidimento tonico-emozionale" che impedisce l'ascolto-empatico del bisogno del bambino.

Una sana, attiva, felice interazione fra adulto e bambino si afferma in particolare quando il bambino viene "riconosciuto e confermato" come identità unica ed attiva, pensante, diversa dall'adulto e capace di influenzarlo e trasformarlo con le sue iniziative.

La relazione e la comunicazione nella diade mamma-bimbo
Dopo la nascita (ma anche prima di essa, poiché a livello dell'immaginario materno il futuro bambino è un essere che esiste nel desiderio della madre, un essere che lei attende, un essere sognato) il bambino è sottomesso ad influenze culturali ed educative strettamente legate al modo in cui la madre è stata essa stessa creciuta.

La nascita del figlio/a evoca in lei, le relazioni che ha avuto con la propria madre. Emergono ricordi dell'infanzia, che vanno nel senso di una attiva regressione e che favoriscono il processo di identificazione.

Queste influenze (legate alla personalità della madre, alle sue relazioni parentali e ad una serie di credenze e tradizioni tramandate) si manifestano sin dai primi giorni, a differenti livelli delle cure apportate al bambino/a.
E' forse, questa "preistoria relazionale materna" che all'inizio favorisce ed introduce la madre nel suo contatto primario con il figlio/a, ma che progressivamente modula, trasforma, mette in discussione, apre ... e lascia spazio ad uno stile maternante/educativo più consapevole, aggiustato ai bisogni del bambino che ha di fronte, attraverso la sua osservazione, la conoscenza e la condivisione con il partner.
Fonte: ricerca Google

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