Outdoor Education. Tra Apprendimento e Rischio.
I benefici dello stare all’aperto hanno ricadute su
diversi aspetti, come documenta l’abbondante letteratura: ·
Aspetti di salute, in particolare si
rilevano miglioramenti della salute generale e maggiore benessere
(miglioramento della vista, regolazione del livello di Vitamina D, riduzione
del rischio di obesità infantile); · Aspetti legati alla sfera socio-emotiva come diminuzione dei livelli di stress, di comportamenti legati a rabbia e di aggressività con, al contrario, promozione delle competenze sociali ed emotive; ·
Ricadute positive su aspetti
cognitivi e sull’apprendimento (miglioramento di attenzione e concentrazione;
una più funzionale integrazione sensoriale); ·
Maggiore attenzione e cura verso
l’ambiente; ·
Miglioramento della qualità del
gioco; ·
Coinvolgimento della dimensione
immaginativa come competenza trasversale. Come afferma lo psicobiologo Alberto Oliverio, fare esperienze all’aperto attraverso il gioco è fondamentale nella formazione della mente e del sistema cognitivo. I movimenti e gli schemi motori sviluppano infatti la logica mentale e permettono di strutturare sia i nessi temporali ( il prima e il dopo) sia i nessi di causa effetto alla base anche dello sviluppo del linguaggio. Il bambino che si muove, soprattutto se si muove all’aria aperta, diventa attento osservatore, comprende i cambiamenti della realtà e sviluppa attraverso il gioco di gruppo e tramite l’imitazione competenze sociali fondamentali, sviluppando fiducia e realizzando progetti semplici di creazione. E’ necessario, così, progettare accuratamente gli spezi esterni dei servizi, trasformandoli da semplici spazi ludici in luoghi educativi, ovvero luoghi in cui le competenze del bambino vengono sviluppare e l’apprendimento favorito. I giardini dovranno così essere pensati, condivisi,
progettati, partecipati, luoghi in cui si ricerca, si sperimenta, si prova e
si è liberi anche di fare errori. Saranno giardini semplici, destrutturati (tronchetti,
cucine di fango, percorsi sensoriali, tunnel naturali, montagnole, ecc…),
privi di giochi costosi ma ricco di diversi elementi naturali. I giardini
saranno faticosi, inaspettati, intelligenti, ovvero luoghi che si aprono e
accolgono la ricchezza dei bambini. Un giardino in cui l’adulto non interviene con
continui divieti e proibizioni, ma nel quale il bambino è libero di stare
nella complessità e dove viene anche messo a disposizione il differenziale di
sviluppo con proposte sfidanti. Un giardino, inoltre, esteticamente bello e
trasgressivo, dove il rischio e l’avventura sono vissuti come opportunità di
crescita. A tal proposito, uno dei diritti fondamentali
dell’Educazione all’aperto, ma anche cardine pedagogico dell’approccio
educativo attivo, è il Diritto alla libertà, al rischio e all’avventura. Il rischio è considerato
una grandissima opportunità di crescita per sviluppare coraggio, pensiero
divergente, problem solving, autostima. Dando fiducia ai bambini li si aiuta
a sviluppare tutte le competenze necessarie a valutare il rischio, e
raramente i bambini si mettono in pericolo. A differenza del pericolo, che è oggettivo e viene dall’esterno,
il rischio che “si corre” è legato a dimensioni d’incertezza e
imprevedibilità dell’esperienza ma anche al gusto della sfida, al desiderio
di mettersi alla prova, all’affermazione del proprio protagonismo, alla
libertà di avventura. Proviamo a "guardare oltre". La paura dell'adulto provoca una
risonanza emotiva profonda nel bambino, che lo porta a spaventarsi e a non
aver fiducia in sè e nelle sue abilità. Educare al rischio è costruire uno
sguardo di fiducia verso i bambini, anche se neonati, anche se piccoli. Verso
le loro competenze e le loro abilità. È possibile e auspicabile una crescita
sana senza rischi? Compito dell'educazione è aiutare il
bambino a saper riconoscere e gestire le situazioni di rischio e di pericolo.
Crescere significa costruire valore di sé incontrando i propri limiti e
cercando di superarli. Il bambino ricerca il rischio come opportunità di
mettersi alla prova, confrontandosi e imparando a gestire paure, pericoli e
rischi inventandosi e sperimentando strategie e soluzioni adatte. Forse il rischio peggiore per i bambini
di oggi è aver intorno adulti che non lasciano rischiare i bambini. Si tratta di trasformare la subcultura
della sicurezza che è la cultura della paura, del "è vietato" del
"non si può”, nella cultura della possibilità del contenere i rischi,
dell'accettare che il bambino possa cadere, graffiarsi, sbucciarsi, ...
destrutturare quindi l'iperprotezione che nasce dalla paura proponendo
piccole possibilità sia agli adulti che ai bambini. Il ruolo dell'adulto è di accompagnare i
bambini proponendo e creando contesti di esperienze di rischio e pericolo
graduali, adatte ai bisogni di crescita e di esplorazione, soprattutto negli
spazi esterni e all’aperto. Ciò significa anche lavorare sulla previsionalità
del rischio attraverso un’attenta osservazione di ciò che fanno i bambini
fuori, nella relazione e nella sperimentazione degli elementi naturali. Silvia Vegetti Finzi, psicoterapeuta
infantile E’ necessario, quindi, divulgare una
cultura sui bisogni reali dell’infanzia, da condividere con il territorio,
sensibilizzando sul contributo
che la natura e l’ambiente esterno offrono al benessere e alla conoscenza, e
aumentando nei soggetti coinvolti la consapevolezza delle risorse che lo
spazio esterno offre alla crescita dei bambini ai quali verranno offerte
maggiori opportunità di cogliere aspetti della natura vegetale, animale,
minerale.
Un giardino potrebbe/dovrebbe (due diverse
concezioni, due diverse visioni: potrebbe contiene tutti i dubbi e le paure,
dovrebbe contiene tutte le opportunità, possibilità, le potenzialità)
permettere l’incontro con quante più cose possibili. Cose della natura, dalle
erbe ai sassi e “cose” della sfera emotiva, intellettiva, affettiva. Un vero giardino deve poter rispondere ai bisogni di
esplorazione e di ricerca dei bambini, consentire loro di appropriarsi degli
spazi naturali attraverso il corpo e l’utilizzo di tutti i canali sensoriali:
la vista, l’olfatto, il gusto, l’udito, il tatto; deve consentire di mettere
in gioco anche l’esperienza corporea: salire, scendere, arrampicarsi,
saltare, correre, scalare, sporcarsi … nel rispetto dell’ambiente naturale,
con le sue caratteristiche. Il gioco libero all’aperto permette di vivere
percorsi di autonomia in situazioni significative e interessanti, aiutando i
bambini a maturare una maggiore fiducia in se stessi e maggiori capacità
sociali, imparando a controllare i
piccoli e grandi pericoli che la natura comporta. Ed in ciò, il gioco nello
spazio esterno è fondamentale nell’accompagnare il bambino in quella che è la
fondamentale Educazione al Rischio: scoprire i limiti del proprio corpo,
scoprire le proprie capacità e la propria forza, conoscere il confine del suo
corpo nello spazio e nell’incontro con l’altro, apprendere la prudenza. Tutte le esperienze che permettono al bambino di
vivere la natura devono essere finalizzate ad accrescere quello che Maria
Montessori chiamava “il sentimento della natura”, inteso come attenzione,
rispetto, curiosità verso ciò che vive intorno al bambino. Il giardino così concepito deve essere un luogo di
pedagogia attiva, un luogo del fare, del manipolare, del comprendere,
dell’apprendere attraverso l’esperienza diretta, dell’imitare. |
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