Emozioni. Aggressività e Sviluppo del sé.

Spesso noi adulti tendiamo ad "etichettare" sia come "capricci" i comportamenti oppositivi dei bambini sia i morsi, le spinte, i pizzichi, i graffi, le botte, le tirate di capelli dei bambini piccoli (0/6 anni) come atteggiamenti aggressivi, volutamente fatti per fare del male; ma è qui che commettiamo un grande errore in quanto non possiamo definire l'aggressività infantile uguale o simile all'aggressività coscienziosa o violenza dell'adulto.

Quella infantile non ha ASSOLUTAMENTE premeditazione e consapevolezza. Non viene eseguita consapevolmente. Non può esserci la coscienza di far male all'altro poiché il sistema cerebrale del bambino, nel periodo di crescita 0-6, non possiede la maturazione della corteccia cerebrale, e quindi del pensiero astratto e del controllo, necessario per mettere autoconsapevolezza in un atteggiamento e comportamento e per trasformarlo in "gesto violento".


Questi comportamenti sono semplicemente la strategia, lo strumento, la modalità conosciuta ed immediata di comunicazione che il bambino utilizza per esprimere le proprie emozioni e i propri stati d’animo, per affrontare situazioni che gli creano ansia e tensione, per affrontare situazioni nuove, per superare l'imbarazzo nel relazionarsi con l’altro, per reagire a situazioni in cui difendere naturalmente il proprio spazio corporeo ed emotivo (non dimentichiamoci che i piccoli, in particolare, da 0 a 3 anni, si trovano in una complessa fase di egocentrismo). Si parla, infatti, di linguaggio comportamentale proprio per definire il valore comunicativo di questi gesti nei bambini.

Queste modalità diventano per il piccolo strumento per comunicare le sue EMOZIONI (rabbia, gioia, tristezza, imbarazzo, tensione, paura, gelosia, eccitazione).


Ed è giusto permettere al bambino di attraversare, sentire e vivere nel proprio corpo le emozioni: mai nasconderle, mai sdrammatizzarle, mai vergognarsene, mai fargli distogliere l'attenzione, mai sminuirle, mai fargliele evitare, mai stopparle attraverso dispositivi tecnologici, mai distrarlo.
Ma VIVERLE ATTRAVERSANDOLE (una regola importante che vale prima per noi adulti!) nel tempo necessario che occorre al bambino per esternarle.

Pediatra Emmi Pikler 

Come reagire alle lacrime infinite, alle urla, alle crisi di rabbia e alle frustrazioni dei bambini?

CO-REGOLAZIONE EMOTIVA - MENTALIZZAZIONE EMOTIVA 
Fondamentale da parte dell'adulto è mantenere la calma e la delicatezza sia nei gesti sia nella voce e nei toni; 
fondamentale è posizionarsi sempre accanto al bambino con il corpo guardandolo negli occhi nonostante il bambino possa invitare l'adulto ad allontanarsi (mai lasciarlo da solo in questi momenti di emozione); 
come reazione ed azione contenitiva alla situazione da parte dell'adulto è fondamentale solo mettere parole alla rabbia, parole delicate, descrizioni, racconti reali e realistici di ciò che sta succedendo nel bimbo, parole che allo stesso tempo contengono e rassicurano. 
" So che sei arrabbiato perché .... Ti capisco" ;
"Ti vedo. Gli hai dato un ... Ma ti piace tanto il gioco che ha in mano Luca? oppure Vuoi anche tu il gioco che ha Luca? Se vuoi possiamo andare a cercarne un altro insieme."
"Ti piacciono tanto i capelli di Lucia, vero? Eh senti: accarezziamoli, sono lisci come i tuoi."
"Ti piace tanto quel bimbo e vorresti giocare insieme a lui. Ti aiuto a diglielo con le parole. Non puoi mordere o spingere o tirare i capelli ..." 
" Ti vedo: sei molto felice e ti sei tanto emozionato"
" Vedo che sei ... Può succedere di essere tristi, o di essere arrabbiati o di aver paura. Sono qui accanto a te. Vuoi un abbraccio? ".
Bambino da 0 a 2 anni: da quando viene al mondo il bambino conosce e sperimenta il mondo che lo circonda attraverso la via orale. La bocca, il mordere, diventa un mezzo per toccare le cose, conoscerle, sperimentarle, per conoscere le altre persone e gli altri bambini. In tale fascia d'età il linguaggio non è ancora sviluppato, quindi il bambino comunica i suoi stati d'animo utilizzando appunto la "bocca" o le " mani" (es.: spinte, graffio, morso, tirare i capelli).
Il morso, dai primi mesi di vita a circa 16 mesi, non è una manifestazione di rabbia, bensì è manifestazione di affetto, di amore, è bisogno di "incorporazione", di "essere tutt'uno" con l'altro. "Accidenti, hai dato un morso alla mamma. Lo so che mi vuoi tanto bene! Grazie, anche io te ne voglio!".
Mordere, in particolare, è legato al bisogno ( e dal piacere) di "divorazione e incorporazione", termini molto forti ma che sicuramente trasmettono il senso che gli attribuisce il bambino: "Io voglio te, voglio giocare con te e ti mordo; ti voglio dentro me; ti amo; ti voglio portare con me". 
Quando ci troviamo di fronte ad un morso dato da un bambino fino a 15/16 mesi circa, l'adulto, oltre a offrire parole all'emozione, può anche offrire una evoluzione gestuale alla situazione: ossia delicatamente la mano dell'adulto mordicchia l'ombelico o il pancino del bambino dicendogli "la mamma o il papà ti mordicchia di coccole!". Un gesto apparentemente giocherellone e semplice ma che invece porta con sè una importante evoluzione del gesto morso: dalla bocca alla mano.

Bambino da 2 a 3 anni circa: questo periodo di crescita è legato alla "fase dell'opposizione" - o volgarmente "terribili due" o piuttosto "meravigliosi due anni"-, periodo nel quale il bambino inizia a differenziarsi dal genitore, inizia a creare la propria identità, scopre un proprio sé ed una propria volontà, cercando di imporla alle figure adulte di riferimento, opponendosi a quel legame viscerale dei primi mesi di vita, e vivendo le prime frustrazioni quando questa volontà è "limitata" ed arginata dal genitore. Il bimbo vive anche una più intensa fase eccentrica, dove è lui al centro del mondo e dove tutto deve accadere in base ai suoi desideri. Il bambino avverte questa forte spinta a sperimentare, avanzare, crescere, ma dall'altra a sempre bisogno di ritornare dal genitore, sapendo che incondizionatamente lo accoglie.  L'adulto deve così cercare di "essere la regola" ed essere il buon esempio prima di tutto, e deve cercare di creare limiti, guide,  regole - e non obblighi - che siano pochi, concreti, coerenti, fermi. Una regola ce a volte c'è a volte non c'è è una regola che crea tensione e ansia nel bambino. 

Dopo tali riflessioni, credo che sia importante prendere consapevolezza che l'azione più funzionale dell'adulto dopo un comportamento "scomodo" ( guardandolo dal punto di vista dell'adulto) è quella di mettere delicate e reali parole al gesto e alle emozioni che vi sono dietro. Non quella di colpevolizzare il bambino che dà né quella di etichettare quello che ha ricevuto.

Per loro è davvero importante, funzionale vedere questo tipo di reazioni da parte dell'adulto. E' educazione emozionale.

E' importante comprendere che i bambini imparano a conoscere le evoluzioni delle proprie azioni e le reazioni attraverso l'osservazione dell'adulto: i bambini ci osservano attentamente, sempre!
E' il comportamento dell'adulto che fa da specchio. 

Le emozioni si vivono, le emozioni non si controllano, le emozioni evolvono. 

Bambino di 3 anni e più: il bambino che comunica i suoi sentimenti, i suoi stati d'animo soltanto utilizzando modalità aggressive ci deve fare riflettere. E' questa una manifestazione di un disagio, di una difficoltà. E' così importante per il genitore osservare, ascoltare e capire da dove questo bisogno e disagio esce.

Suggerimenti su possibili proposte esperienziali che 
aiutano a rilassare un bambino che osserviamo teso, agitato ed eccitato:
gioco con l'acqua; gioco con acqua e schiuma; travasi; la manipolazione con argilla, creta, sabbia cinetica;
 le costruzioni (costruire/disfare; creare/distruggere); 
materiale destrutturato - oggetti della vita quotidiana dell'adulto, materiali di scarto, materiali di recupero (comporre/scomporre; mettere dentro/ mettere fuori; riempire/svuotare); sperimentazione motoria in natura (saltare, arrampicarsi, sperimentare propri limiti e disequilibri posturali, spingere, lanciare).


ATTENZIONE - OPPOSIZIONE, CO-REGOLAZIONE EMOTIVA, LIMITI

Il periodo di sviluppo e crescita dell’OPPOSIZIONE (definito erroneamente <<i terribili 2 anni>>) può iniziare anche verso i 15/18 mesi e proseguire verso i 30/36 mesi circa. L'Opposizione è l'unica strategia che il sistema cerebrale del bambino ha per creare la propria IDENTITA', il proprio Sé. Unico, Distinto. Lasciamo i bambini opporsi! E accogliamone le emozioni di frustrazione che spesso ne derivano.
Attivare una consapevole MENTALIZZAZIONE delle emozioni provate dai bambini, accogliere le emozioni e aiutarli a rassicurarsi (In questo momento vedo che sei molto arrabbiato. Ti comprendo") non significa “non essere adulti mediatori del comportamento e quindi NON offrire - pochi ma semplici e costanti - LIMITI”.
Credo ci sia davvero tanta confusione rispetto a ciò o, spesso, si vuole vedere la CO-REGOLAZIONE EMOTIVA come una modalità “lassista” dell’educazione.
Attenzione: ciò non è assolutamente reale ed autentico. In questo sguardo razionale c’è la nostra educazione passata, strettamente connessa alla disciplina e <<all’autorità onorevole>> dell’adulto.

Atelier della Pedagogista
Dott.ssa Lucia Vichi (atelier.della.pedagogista@gmail.com)

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