Il cibo. Ricco equilibrio tra nutrizione, affettività e autonomia.

Per aprire le riflessioni su questa tematica, vi riporto una citazione del pediatra C. Gonzales:
In numerose famiglie ha luogo una battaglia quotidiana: da una parte l'esercito avanza lusingando, scherzando, esortando, facendo moine, ingannando, raggirando, supplicando, svergognando, rimproverando, brontolando, minacciando, castigando, segnalando e dimostrando la bontà del cibo, facendo finta di piangere, facendo lo stupido, cantando una canzone, raccontando una storia, mostrando un libro, accendendo la radio, suonando il tamburo ogni volta che il cibo entra in bocca, nella speranza che continui a scendere invece di risalire, facendo anche ballare una tarantella alla nonna... Insomma l'ingegno delle madri (o di chi si prende cura del piccolo) quando è ora di far mangiare i propri figli non conosce limiti: abbiamo detto che si comincia facendo l'aereo con il cucchiaio, dopo danze e canzoni c'è la tv. Seguono le preghiere (non fare questo alla mamma), le promesse (se mangi ti compro il dinosauro), le minacce (se non mangi tutto non vai a giocare), le suppliche (un boccone per la mamma, uno per il papà,...), le vite esemplari (guarda che braccio di ferro è diventato forte perchè ha mangiato tanti spinaci).
Tanto di vero in questa citazione.
Nel momento rituale dei pasti, attraverso l'interazione con l'adulto o gli adulti che ne prendono parte, il bambino e la bambina soddisfano sia un fondamentale bisogno fisiologico, sia la possibilità di sperimentare i rapporti d'affetto esistenti fra se e chi gli offe il cibo.

Ecco perché nella Pedagogia Attiva, in particolare nelle riflessioni di Emmi Pikler, si evidenzia l'importanza del pasto in braccio (e aggiungo non è un vizio!)  finché il piccolo non inizia autonomamente a provare l'utilizzo del cucchiaino e a trovare la sua bocca (e ciò può avvenire dal momento dello "svezzamento" fino a circa 9/12 mesi). Nel pasto in braccio il bambino e la bambina sono rassicurati dal contatto pelle a pelle dell'adulto nell'accettare di assaggiare, assaporare e di "lasciar entrare" all'interno del proprio corpo del cibo: un "oggetto" esterno che spesso il bambino vive come minaccia, in quanto sconosciuto, e come qualcosa da allontanare dal proprio corpo (sputare, evitare che il cucchiaino arrivi alla bocca attraverso lo spostamento delle mani, ...) soprattutto quando avverte profondamente che questo "oggetto" è accompagnato da un adulto teso, in ansia, impaurito. In braccio, attraverso la posizione rassicurante dall'abbraccio, il cibo viene visto come qualcosa di cui fidarsi e come un elemento da accettare in quanto è già accettato dall'adulto.
L'adulto può posizionarsi comodamente in una seggiola o in una poltrona, alzare le due gambe attraverso un piccolo sgabello sotto i piedi e dedicarsi così al pasto in braccio del piccolo.

Un esempio di abbinamento comodo per il momento del pasto in braccio potrebbe essere:
Poltrona Agen Ikea (http://www.ikea.com/it/it/catalog/products/50058376/)       
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Sgabellino Forsikting Ikea (http://www.ikea.com/it/it/catalog/products/60248418/)


Cibo che non è solo mezzo per saziare un bisogno fisiologico 
ma 
cibo che veicola una relazione affettiva ed emozionale.

Myriam David e Geneviève Appel, ricercatori e collaboratori di Emmi Pikler, sostengono che nessun bimbo dovrebbe essere forzato di mangiare più di quanto abbia voglia. Al primo segno di rifiuto ( sputare, allontanare il cucchiaio con la mano, fare un no con la testa, ...), l'adulto dovrebbe fermarsi nell'offrire il cibo; E' rispetto del bambino porsi questa "regola": non un cucchiaio in più al suo stop.
Riprendo, a tal punto, una riflessione della pedagogista Elinor Goldschmied:
L'adulto che offre il cibo dovrà rispondere delicatamente ai ritmi del bambino, offrendogli il cucchiaio solo quando egli darà un segnale aprendo le labbra, il che significa che è pronto per un altro boccone. Il rischio per un adulto è quello della tentazione, quando il bambino ha la bocca piena, di avvicinare subito alla bocca un altro cucchiaio pieno. Questo può essere negativo perché il bambino si sentirà spinto a mandare giù il boccone per prendere quello che è già pronto. I bambini più grandi vengono spesso ripresi perché mangiano troppo in fretta e non masticano abbastanza, le origini di questo comportamento possono anche risalire proprio all'impazienza dell'adulto quando erano molto piccoli.
Inoltre, la pedagogista sottolinea:
Non bisogna mai, in alcuna circostanza, fare pressione anche se l'adulto sa che il bambino ha bisogno di mangiare. Quando un bambino è riluttante a mangiare possiamo gentilmente offrigli una piccola porzione di cibo nel piatto e, se non mangia, portarlo via, sempre gentilmente: questo trasmette un messaggio affettuoso e di interesse che non ha bisogno di essere accompagnato da parole. Si può portare via un piatto con il cibo avanzato in un modo comprensivo oppure in modo esasperato o punitivo, il viso del bambino esprimerà esattamente come si sta sentendo.
Crescendo, il bambino e la bambina sono sempre più interessati a sperimentare da soli il cibo. E' importante lasciar loro spazio d'azione: manipolare il cibo (egli non solo deve conoscere attraverso la sensorialità che cosa ha tra le mani, ma inizia anche ad "allenare" tutte quelle motricità della mano che in futuro vanno a rafforzare il corretto utilizzo della penna), portarlo al naso per sentire profumi e/o odori, lasciare che tocchi il cibo, che lo assaggi e assapori e che provi a metterselo in bocca da solo attraverso le sue mani; allo stesso tempo, l'adulto propone il cucchiaino ma attendendo che sia poi il piccolo a decidere quando utilizzarlo. 

Quando proporre il cucchiaino in questa fase? Una piccola precisazione è quella di offrire spazio per manipolare e per sporcarsi, ma d'altra parte contenere l' immergersi nel cibo, attraverso alcune interferenze dell'adulto che ricorda la proposta di provare a prendere il cibo con il cucchiaino, magari aiutandolo. Interferenze che devono essere poche, lente e delicate.

Nel piatto del bambin* ci dovrebbe essere sempre una piccola quantità di cibo: ciò consente di ridurre gli sprechi, di non spaventare il bambino sull'enorme quantità, di permettergli di scegliere se vuole o no altro cibo, di offrirgli una regolazione dei tempi nella masticazione ed un ritmo lento nel gustarsi il cibo.
Il bambino arriverà poi ad una tappa della sua crescita in cui avrà imparato a controllare e tenere ben saldo in mano il cucchiaio, avrà perfezionato la coordinazione oculo-manuale nel portarsi il cibo in bocca; questo può accadere verso i 24 mesi. Quando si osserva tutto ciò, l'adulto può iniziare a proporre l'utilizzo della forchetta  e, lentamente, introdurre il bambino al servirsi da solo, a tavola, insieme alla famiglia.
Pranzo in autonomia al nido.
Un pasto gustato in compagnia ha il potere magico di fermare il tempo.


Learning Tower - Lula Creazioni

Ecco i possibili aspetti di un pasto che si gusta:
- il cibo deve essere "buono", ossia preparato con cura, amore e con arte (anche richiedendo lo stesso aiuto del bambino attraverso l'utilizzo della Learning Tower);
- non bisogna avere fretta, ma cercare di fermare per un attimo il tempo;
- è un momento conviviale, felice e giogioso;
- è una occasione per parlarsi e non essere distratti dalla tecnologia o dall'elettronica;- una tavola ben apparecchiata è una cornice che aiuta a dare al cibo il valore di un rito.



Sia per l'adulto sia per il/la bambin*, il senso di un buon pranzo non è solo quello di mangiare, ma è quello di gustarsi il momento in tutti i suoi aspetti.

Il bambino, nel momento del pasto, deve avere l'opportunità di essere protagonista della sua esperienza, ossia:

+ possono contribuire ad apparecchiare la tavola, con l'utilizzo di piatti e bicchieri di ceramica e vetro, e con posate di metallo ( per i bambini sono invece consigliate le posate da dessert, essendo più piccole e facilmente maneggiabili); e sparecchiare poi il tavolo;

+ il bavaglino può essere indossato da solo se dotato di elastico oppure il bavaglino può essere non indossato (noi adulti non ce lo abbiamo!);

+ possiamo offrire al bambino la possibilità di servirsi da solo (preparando scodelle che possano maneggiare bene anche i bambini, non necessariamente in plastica, ma ad es. le ciotole acciaio dell'Ikea : http://www.ikea.com/it/it/search/?query=BLANDA%20BLANK), di scegliere la quantità di cibo da mangiare, di essere soddisfatti di poter fine tutto quello che hanno sul piatto, di riprendersi ancora del cibo;

+ offrire il pane anch'esso in cestini, cosicchè il bimbo possa servirsi da solo;

+ utilizzare utensili da cucina che possano maneggiare facilmente anche i bambini;

+ introdurre, nel momento in cui l'adulto vede il bambino competente, la caraffa dell'acqua (ad es. caraffa 1/4l) cosicchè si può offrire al bambino la possibilità di travasare l'acqua dalla caraffa al suo bicchiere per poi poterla bere.
Bere dal bicchiere fin da piccolo (fonte: ricerca Google)

Dott.ssa Lucia Vichi

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