Il neonato deve essere messo sull'addome?

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Da tempo molti medici, pediatri, ortopedici, ostetriche, ed altre figure che gravitano attorno alla primissima infanzia, consigliano di posizionare i neonati, sempre o di tanto in tanto, sul ventre.


Perchè ciò?
Perchè alcuni vedono in questa posizione un valido metodo per prevenire la displasia delle anche; perché altri sperano con tale postura di evitare alcune condizioni di asimmetria corporea; perché alcuni ritengono che in tal modo la muscolatura del dorso si irrobustirebbe. Perchè alcuni ritengono che in questa postura il neonato può esercitare muscolature e movimenti in preparazione di.

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Alla base di tutto ciò c'è però l'idea che il neonato da solo non arriva a determinati movimenti e azioni corporee, così è l'adulto che deve fare, posizionare, stimolare, anticipare, per lui.

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Soffermiamoci a riflettere ... attraverso lo sguardo della pediatra Emmi Pikler e dell'approccio pikleriano: possiamo porre così attenzione a che cosa succede quando un neonato viene posizionato sulla pancia spesso.

  • Il collo sembra "corto" e la testa sembra incassata fra le spalle, con la tendenza ad essere piegata verso l'indietro;
  • La forma della testa può essere appiattita sulla zona delle tempie;
  • I piedi spesso possono rimanere o in rotazione interna o esterna, anche dopo che il bambino inizia la camminata;
  • Appoggiandosi sul viso, sulla tempia, e, spesso, sull'occhio e il naso, si occlude una delle narici;
  • Quando inizia ad alzare la testa, il bambino produce uno sforzo estremo, contraendosi il viso, il collo, i muscoli della schiena, le gambe;
  • Il suo equilibrio è precario; inciampano spesso, possono cadere facendosi male al viso;
  • Le posture non risultano armoniche, fluide;
  • Sono bambini che rimangono a lungo in determinate posizioni senza poterne uscire da soli;
  • La manipolazione è povera;
  • Risultano avere una postura goffa.
I piccoli messi in questa posizione dall'adulto, postura che quindi non riescono ancora a gestire da soli, spesso "nascondono la testa" come le tartarughe, ossia mettono la testa tra le spalle, accorciando il collo; i suoi muscoli non sono ancora così forti per sorreggere la testa. Tutto ciò modifica interamente la postura futura e vede irrigidirsi tutti i muscoli della schiena.

Troppe particolarità, troppe disfunzionalità -anche future- sulla quale ritengo sia importante riflettere.

Testo "Datemi Tempo", Emmi Pikler
Padroneggiare la posizione ventrale è assai faticoso per il piccolo. Alzare la testa richiede un grande sforzo muscolare; all'inizio questa fatica viene evidenziata nei tratti contratti del viso, del collo, della testa, che risulta inclinata.
Il bambino deve appoggiare gli avambracci per mantenere l'equilibrio, che risulta essere ancora instabile. Il tronco è poco sollevato, le gambe sono distese.

Lasciare che il neonato possa conquistare da solo la posizione ventrale dalla posizione statica fondamentale - quella sulla schiena (o postura supina, o "a bocca in sù")- significa offrire al piccolo una qualità del movimento molto più ricca, una postura più armoniosa, una sicurezza posturale, una consapevolezza maggiore del proprio corpo. 
Bisogna avere così il tempo di aspettare, di accogliere l'idea che, lasciato muoversi da solo da questa posizione, ci metterà di più ... ci vorrà più tempo prima di girare, reggere e sollevare la testa, rotolarsi e mettersi in posizione ventrale.

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Non importa se un piccolo ci arriva prima o ci arriva dopo. L'importante è come lo fa. E' fondamentale la qualità piuttosto che la quantità (ossia a quali mesi lo fa).
Emmi Pikler diceva: "Quello che importa non è ciò che il bambino già sa fare, ma COME FA quello che fa"
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