Il sonno dei bambini: tra fiducia e abbandono.

Vorrei condividere con voi alcuni pensieri e riflessioni che riguardano uno dei momenti maggiormente relazionali ed affettivi: il momento del riposo.

Il momento del sonno occupa circa un terzo della vita di un individuo; la sua durata però varia a seconda dell’età: i neonati dormono più di venti ore al giorno, il bambino tra i 24 mesi e i 5 anni dormono quattordici ore, l’adulto circa otto ore e la persona anziana richiede un numero di ore ridotto per riposarsi.
Il sonno è caratterizzato da due fasi:
  • Fase NREM (non REM), a cui corrispondono la sonnolenza ( primi segnali di avvicinamento al sonno), l’addormentamento ( momento in cui si cessa di essere coscienti e di vedere) e il sonno profondo ( è il rilassamento totale dove attività muscolare e cerebrale sono ridotte al minimo).
     
  • Fase REM (rapid eye movement), la quale è caratterizzata da movimenti oculari rapidi accompagnati da modificazioni del ritmo respiratorio, cardiaco, del tono muscolare; è la fase del sonno in cui appaiono i sogni.
Negli adulti il ciclo di sonno varia dai 90 ai 120 minuti. Al termine della fase REM si torna nuovamente alla fase nREM e così via, fino a raggiungere circa le otto ore per il sonno adulto. In questi passaggi ciclici si possono verificare dei microrisvegli di cui non si ha coscienza.
Anche nei bambini, appunto, sono identificabili una fase di sonno attivo (REM) con movimenti oculari rapidi, frequenza cardiaca irregolare, movimenti delle stremità del corpo, ed una fase di sonno profondo (nREM) caratterizzata da frequenza cardiaca regolare e da mancanza di rapidi movimenti oculari. Cambia in maniera sostanziale la proporzione delle ciclicità: nel lattante la proporzione REM/nREM è di 50/50 mentre nell’adulto è 20/80.

Buon Viaggio piccolino, Beatrice Alemagna, Topipittori Editore

A differenza quindi degli adulti, un ciclo di sonno dei bambini dura tra i 40 e i 60 minuti. Ecco perché è normale che i piccoli abbiano risvegli durante la notte, visto che un ciclo di sonno dura meno e la fase REM (quella in cui ci si può risvegliare) occupa una maggiore durata.
Ecco perché i bambini piccoli hanno anche dei tempi per dormire brevi e frequenti: questa modalità di sonno/veglia ha l’ importante funzione di mettere il bambino in condizioni di svegliarsi in caso di necessità: fame, freddo, naso chiuso, apnea, ... assicurandogli anche delle condizioni ottimali per lo sviluppo cerebrale.
I bambini, addormentandosi attraverso una fase di sonno REM, hanno quindi il bisogno di essere accompagnati dall’adulto nella fase di sonno profondo: attraverso il cullare, l’accarezzare, il sussurrare ninne nanne (queste modalità rispondono proprio a questa esigenza di ricreare le condizioni di sicurezza della vita intrauterina quali dondolio, ritmicità e ripetizione).
Buonanotte a tutti, Lapis Edizioni

E’ fondamentale ricordarsi che solo intorno a 3/5 anni, essendosi pressoché compiuto il processo fisiologico di maturazione delle cellule cerebrali, è possibile che il bambino abbia un sonno continuato per una notte intera. Non prima.

Inoltre, è importante sapere che fino al 3 mese di vita, il piccolo non secerne in maniera stabile la melatonina, ossia l’ormone che induce il riconoscimento e l’instaurarsi dei ritmi luce-buio, per cui è del tutto errata l’affermazione che il neonato possa “scambiare il giorno e la notte”.
A tale proposito, alcuni ricercatori della Liverpool University, consigliano di esporre il neonato alla luce diurna dalle 12 alle 16, poiché sembra che questa esposizione favorisca un rapporto più sereno durante la notte; fisiologicamente ciò avverrebbe poiché la luce va a regolare i livelli dell’ormone melatonina, favorendo così l’equilibrio dei ritmi giorno-notte.
Alessandra Bortolotti,  psicologa perinatale, ricorda anche che l’esposizione alla luce, indipendentemente dalla presenza o meno del sole, favorisce l’assorbimento della vitamina D, ossia quella indispensabile per la crescita e lo sviluppo osseo. Pertanto, la dottoressa, consiglia alle famiglie di fare una passeggiata pomeridiana per il riposo del bambino, piuttosto che farli riposare nel letto.


I Bambini della Nanna, Lapis Edizioni
A ciascuna famiglia è bene sia chiaro che esiste un’estrema variabilità individuale. Alla nascita, già il piccolo possiede una lunga storia che lo rende unico rispetto agli altri coetanei.
Nonostante esistano, quindi, caratteristiche comuni a tutti gli essere umani relativi al ciclo di sonno, è fondamentale ricordare che ciascuno ha le proprie peculiarità che lo diversificano dal resto del genere umano. Ad esempio, se generalmente si dice che un bambino tra i due e i tre anni dorme in media 14 ore, bisogna ricordare anche che ognuno ha i suoi ritmi fisiologici, determinati da: caratteristiche genetiche, caratteriali, comportamentali, ambientali, familiari.
Spesso, il tentativo forzato di omologarlo ai ritmi considerati “normali” può essere molto dannoso: secondo alcuni biologi, un essere vivente a cui venga imposto un ritmo che non è il suo, entra in uno stato di pericolo che gli impedisce di vivere con una certa stabilità.
A tal proposito    Grazia Honegger Fresco, pedagogista, sottolinea che il bambino fin dalla nascita mostra di sapere che cosa gli occorre, ma ha bisogno di essere rispettato ed ascoltato nella sua capacità di autoregolazione.

Purtroppo, nella nostra moderna società, non ci si addormenta più quando si è stanchi, ma quando l’orologio ci dice che “è ora di riposare”. E lo stesso vale per il risveglio.
Gli orari della vita moderna, infatti, non corrispondono per nulla con le esigenze fisiologiche del bambino, i quali, come suggerisce Maria Montessori, dovrebbe avere il diritto di dormire quando ha sonno e di risvegliarsi quando non ne ha più.  E non è funzionale, per una naturale crescita e maturazione del bambino e dei suoi ritmi sonno-veglia, pretendere che i bambini si adeguino ai ritmi degli adulti e ai loro tempi.

E’ importante, quindi, lasciare che i bambini trovino da soli i propri ritmi, senza interferire e senza modificare, senza forzare, almeno nei primi mesi di vita. Non esiste una modalità di dormire uguale per tutti. Non esiste un metodo!
Solo ascoltando i ritmi del bambino e lasciandolo libero di seguirli, la parte del sonno trascorso in fase REM decrescerà per gradi nel tempo in maniera fisiologica e naturale, arrivando così a diminuire i risvegli. Questo avverrà nel corso della sua crescita, fino ad arrivare ad una chiara stabilizzazione dei ritmi del sonno dai 36 mesi in poi.

Testo consigliato per genitori: Facciamo la nanna, di Grazia Honneger Fresco

 Il sonno è un momento di cura, un momento nel quale il bambino partecipa attivamente, attraverso uno sguardo, un sorriso, un movimento ..., nel quale l'adulto rispetta il tempo e lo spazio d'azione del piccolo:  il bambino deve essere posizionato in posizione dorsale, libero di muoversi, rotolarsi, rannicchiarsi e spostarsi nel suo lettino, senza sentirsi "costretto" dentro a sacchi nanna o simili.


Inserisco quì un inciso di Silvia Vegetti Finzi:

" Un tempo la culla era collocata in un angolo del soggiorno e i neonati dormivano quando volevano. In un primo tempo alternavano brevi periodi di veglia a lunghi periodi di sonno, senza distinguere il giorno dalla notte. Poi, poco per volta, si sincronizzavano con l'alternanza della luce e del buio e finivano per dormire come gli altri, quando la casa è scura e silenziosa. Oggi i genitori pretendono che, fin da subito, il piccolo segua i loro orari e fanno una tragedia se questo non avviene, senza pensare che anche il sonno fa parte del processo complessivo di maturazione  neurologica e psicologica. Processo che, come sappiamo, avanza in  modo molto individuale, per cui è impossibile stabilire una tabella di marcia valida per tutti".


Il primo lettino del vostro bimbo può essere un lettino con le sponde o, alternativamente e nel rispetto dei pensieri che fondano la pedagogia attiva, un piccolo futon o un materasso adagiato su di un tappeto in gomma eva, termoisolante, nel pavimento. 
Un letto così, basso e ad altezza bambino, permetterà ad esso di scendere e salire da solo nel momento in cui riuscirà a farlo da sè. Inoltre si offre al bambino di muoversi liberamente senza "costringerlo" tra sbarre o sacchi nanna. 
Fonte: Pinterest
E, il messaggio implicito che l'adulto manda al bambino in questa proposta è: "Mi fido di te. Puoi scegliere quando dormire, come dormire, se muoverti, in quale posizione metterti,... Accolgo la tua identità e la tua volontà".

Articolo di lettura consigliato: https://www.bebuu.it/ITA/news/facciamo-la-nanna-il-sonno-dei-bambini.html

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