Mi nascondo. Creo file. Creo torri. Il gioco come rappresentazione di sé.
"Il Gioco Spontaneo del bambino e della bambina è un periodo dello sviluppo psicologico dell'infanzia che dobbiamo imperativamente rispettare, se non addirittura favorire, offrendogli le migliori condizioni materiali, psicologiche e pedagogiche. Il gioco spontaneo è la dimostrazione che il bambino è impegnato in un processo di crescita: i genitori, gli educatori devono accettarlo e facilitarlo, evitando di proiettare su di esso i loro desideri di adulti e le loro preoccupazioni personali, che non sono quelle del bambino, affinché quest'ultimo si affermi come un autentico essere di gioco libero".
Bernard Aucouturier, specialista della psicomotricità del bambino
Creando una fila con cubi in legno - Gioco artigianale Lula Creazioni |
Il GIOCO SPONTANEO è la forma privilegiata di espressione del bambino. E' fondamentale allo sviluppo intellettivo e emozionale del bambino e proprio per ciò va rispettato e favorito.
Attraverso il gioco creativo e spontaneo il bambino esprime sempre qualcosa del suo passato, del suo originario: tutte le esperienze primarie vissute con i genitori, le esperienze originarie "emozionali-corporee" (ossia quelle apprese attraverso il contatto fisico fin dai primi giorni di vita), lasciano in ciascuno di noi, dentro di sé, delle trascrizioni cerebrali di piacere e dispiacere, tracce che vengono "registrate" per sempre nella memoria implicita di tutti noi, una memoria non cosciente e inconscia.
Ora soffermiamoci su alcune situazioni di gioco spontaneo del bambino e comprendiamo insieme quali comunicazioni e storie di sé mostrano.
CUCU'
Nascondersi in un Foulard |
Fin da piccolissimi, i bambini e le bambine amano il gioco del cucù. La reazione al cucù della mamma, che si nasconde dietro le mani o dietro ad un pezzo di tessuto e ricompare con uno sguardo gioioso e sorridente, è sempre una bella risata del piccolo. La risata del bambino sta a comunicare la sua sensazione di piacere nel vivere questa azione di scomparsa/ricomparsa. Successivamente, il bambino prova piacere anche nei confronti di un oggetto, che appare e scompare, ad esempio, dentro una scatola, fuori dal suo raggio visivo, sotto un mobile, dietro ad un cuscino, sotto ad un tessuto.
Il gioco del cucù è un gioco di profonda rassicurazione per il bambino: si basa sull'azione senso-motoria dell'apparire e dello scomparire, della presenza e dell'assenza.
Il bambino sta elaborando la sua differenziazione dall'altro, Io/Non Io; ed è proprio grazie alla scoperta di essere una identità autonoma diverso da un ambiente che c'è ma poi sparisce, che il bambino inizia il suo percorso verso la rappresentazione di sé stesso.
Poi, con la sua maturazione e la sua crescita, comprenderà che il mondo esterno è indipendente da sé, ossia gli oggetti continuano ad esistere anche se lui non li vede (costanza dell'oggetto). Ed è in questa fase di maturazione che il bambino inizierà da solo a nascondere gli oggetti e poi fargli riapparire.
Il bambino, la bambina vivono un gran piacere nel nascondersi anche perché è poi piacevole essere cercati, essere trovati, sentirsi cercati e riunirsi.
Questo gioco spontaneo è un importante gioco di rassicurazione che allevia le tensioni del piccolo legate all'angoscia di essere abbandonato e di perdersi.
Solitamente l'adulto può per un certo tempo -non troppo- fingere che non lo veda. Quando poi avviene l'incontro il/la bambino/a si sente emozionato (rassicurato, pensato, amato), poiché ciò è dimostrazione che non è "lasciato affettivamente andare" ed esiste nello sguardo e nei pensieri dell'adulto.
LA FILA
Fila di mollette (Fonte: Francesca) |
Quando
il bambino inizia a fare file significa che egli sta prendendo
coscienza di sè, sta attaccando ogni pezzettino della sua corporeità e della sua identità, componendo così la "sua struttura", rimanendo comunque attaccato alla terra, lavorando in orizzontale sulla superficie d'appoggio.
In altre parole, il bambino inizia a percorrere la strada che lo porterà alla maturazione della propria identità e alla differenziazione dall'altro (adulti di riferimento), rimanendo ancora ancorato alla
base sicura ( ossia "attaccato" alle persone che si prendono
cura di lui in quanto presenze fortemente rassicuranti.
Tale periodo viene anche definito quale "periodo della orizzontalizzazione" (intorno ai 24 mesi)
LA TORRE
Creare una torre con il materiale euristico |
In altre parole, si sta "allungando" verso l'alto, un pezzo dopo l'altro, sempre più su, sempre più lontano dalla superficie d'appoggio, contrastando la forza di gravità, prendendo il volo dalla base sicura, affermando così sé stesso, la propria volontà, i propri bisogni, le proprie emozioni, il proprio pensiero, la propria personalità.
Tale periodo viene definito anche come "periodo della verticalizzazione". (intorno ai 30/36 mesi)
Creando una torre con dei cubi di legno - Lula Creazioni e Giochi artigianali |
E' inoltre in tale periodo che il bambino accetta, da parte dell'altro, la distruzione della sua creazione, in quanto possiede già in sé la rappresentazione della propria identità e del proprio corpo, e quindi non ha paura di frammentarsi e di "rompersi", di andare in mille pezzi. E' consapevole della sua unità corporea ed emotiva.
<< Ecco un gioco a prima vista molto semplice, al quale tutti i bambini giocano. Verso il primo anno di vita tutti i bambini gettano gli oggetti che si trovano vicino a loro, poi guardano se questi oggetti sono rimasti nel loro campo percettivo. Spesso la madre raccoglie gli oggetti e li restituisce al bambino, che si affretta a gettarli nuovamente. Se l’oggetto buttato non è nel suo campo percettivo, se la madre non glielo rende una volta raccolto, il bambino continua nella sua ricerca visiva.
Sembra inquieto. Per lui l’oggetto è perduto e questo non ci meraviglia, perché il concetto di permanenza dell’oggetto si acquisisce solo tra i 15 e i 18 mesi. E’ frequente che i genitori giochino con il loro bambino a costruire una torre, davanti a lui, con dei cubi. Il bambino aspetta e quando la costruzione è finita, la distrugge con grande gioia. La mamma può dire in questo momento: «rotta», «andata via» e ricominciare a costruirla. Il bambino aspetta e la distrugge di nuovo con la stessa intensità emozionale. E il gioco può continuare senza rischio di stancare il bambino: semmai si stanca la mamma. Ma la mamma, vedendo il piacere del suo bambino in questa attività, continua a ripeterla.
Per contro, se la madre ricostruisce solo per insegnare al suo bambino a costruire una torre, manifestando scontentezza quando la distrugge, vietandogli la distruzione, il bambino può
arrabbiarsi con la madre e gettare violentemente i cubi contro di lei. Si arrabbia perché distruggendo quello che la madre ha costruito per lui, egli assicura la sua diversità rispetto a lei.
La distruzione sta a significare che egli esiste, distinto dalla madre; egli afferma la sua identità sul fondo di identificazione che li lega entrambi. Il bambino distrugge per rassicurarsi sul fatto che lui esiste rispetto al suo prossimo.
[...]
Quando la madre costruisce la torre con i cubi e poi li raccoglie dopo una dispersione, dà al suo bambino un’immagine di unità nella quale ella proietta la sua propria unità; questo aiuta il bambino ad unificarsi >>
Bernard Aucouturier
Bibliografia consigliata:
- I bambini si muovono in fretta, B. Aucouturier e G. Mendel, Edizioni Scientifica CSIFRA
- Maestra, Guardami
- L'onnipotenza magica del gioco, Bernard Aucouturier, Poiesis Editrice 2023
Dott.ssa Lucia Vichi
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