Creare file. Creare torri. Cucù! Il gioco è rappresentazione di sè.

Da un recente seminario di formazione a cui ho partecipato, vorrei condividere con voi alcune riflessioni davvero "illuminanti" sul gioco del bambino piccolo e sugli aspetti impliciti legati ad esso. 
Pensieri che hanno davvero aperto una "nuova porta" nella mia pratica educativa quotidiana, nella mia esperienza professionale e formativa, soprattutto per quanto riguarda l'importanza dell'osservazione del gioco del bambino in quanto racconto di sè.
Creando una fila con cubi in legno - Gioco artigianale Lula Creazioni


Il GIOCO SPONTANEO è la forma privilegiata di espressione del bambino. E' fondamentale allo sviluppo intellettivo e emozionale del bambino e proprio per ciò va rispettato e favorito.

Attraverso il gioco creativo e spontaneo il bambino esprime sempre qualcosa del suo passato, del suo originario: tutte le esperienze primarie vissute con i genitori, le esperienze originarie "emozionali-corporee" (ossia quelle apprese attraverso il contatto fisico fin dai primi giorni di vita), lasciano in ciascuno di noi, dentro di sè,  delle trascrizioni cerebrali di piacere e dispiacere, tracce che vengono "registrate" per sempre nella memoria implicita di tutti noi, una memoria non cosciente e inconscia.

 Ora soffermiamoci su alcune situazioni di gioco spontaneo del bambino e comprendiamo insieme quali comunicazioni e storie di sè mostrano.

LA FILA

Fila di mollette - Un grazie speciale a Francesca per la foto!
Quando il bambino inizia a fare file significa che egli sta prendendo coscienza di sè, sta attaccando ogni pezzettino della sua corporeità e della sua identità, componendo così  la "sua struttura", rimanendo comunque attaccato alla terra, lavorando in orizzontale sulla superficie d'appoggio. 
In altre parole, il bambino inizia a percorrere la strada che lo porterà alla maturazione della propria identità e alla differenziazione dall'altro (adulti di riferimento), rimanendo ancora ancorato alla base sicura ( ossia "attaccato" alle persone che si prendono cura di lui in quanto presenze fortemente rassicuranti.
Tale periodo viene anche definito quale "periodo della orizzontalizzazione" (intorno ai 24 mesi)

LA TORRE

Creare una torre con il materiale euristico
Quando il bambino inizia a costruire torri  significa che ha già preso consapevolezza del proprio sè, differenziandosi da mamma e papà.
In altre parole, si sta "allungando" verso l'alto, un pezzo dopo l'altro, sempre più su, sempre più lontano dalla superficie d'appoggio, contrastando la forza di gravità, prendendo il volo dalla base sicura, affermando così sé stesso, la propria volontà, i propri bisogni, le proprie emozioni, il proprio pensiero, la propria personalità.  
Tale periodo viene definito anche come "periodo della verticalizzazione". (intorno ai 30/36 mesi)
Creando una torre con dei cubi di legno - Lula Creazioni e Giochi artigianali
E' inoltre in tale periodo che il bambino accetta, da parte dell'altro, la distruzione della sua creazione, in quanto possiede già in sé la rappresentazione della propria identità e del proprio corpo, e quindi non ha paura di frammentarsi e di "rompersi", di andare in mille pezzi. E' consapevole della sua unità corporea ed emotiva.


CUCU'
Cucù! Una piccola fessura in uno scatolone. Età: 36 mesi
Fin da piccoli i bambini amano il gioco del cucù. La reazione al cucù della mamma, che si nasconde dietro le mani o dietro ad un pezzo di tessuto e ricompare con uno sguardo gioioso e sorridente, è sempre una bella risata del piccolo. La risata del bambino sta a comunicare la sua sensazione di piacere nel vivere questa azione di scomparsa/ricomparsa. Successivamente, il bambino prova piacere anche nei confronti di un oggetto, che appare e scompare, ad esempio, dentro una scatola, fuori dal suo raggio visivo, sotto un mobile, dietro ad un cuscino, sotto ad un tessuto, ... 
Il gioco del cucù è un gioco di profonda rassicurazione per il bambino: si basa sull'azione senso-motoria dell'apparire e dello scomparire, della presenza e dell'assenza. 
Il bambino sta elaborando la sua differenziazione dall'altro, Io/Non Io; ed è proprio grazie alla scoperta di essere una identità autonoma diverso da un ambiente che c'è ma poi sparisce, che il bambino inizia il suo percorso verso la rappresentazione di sè stesso. Poi, con la sua maturazione e la sua crescita, comprenderà che il mondo esterno è indipendente da sè, ossia gli oggetti continuano ad esistere anche se lui non li vede (costanza dell'oggetto). Ed è in questa fase di maturazione che il bambino inizierà da solo a nascondere gli oggetti e poi fargli riapparire.


Questi pensieri e queste riflessioni che condivido nascono dagli studi e dai lavori di Bernard Aucouturier e dalla sua "Pratica Psicomotoria Educativa".

Bibliografia consigliata:
- I bambini si muovono in fretta, B. Aucouturier e G.Mendel, Edizioni Scientifica CSIFRA
- Maestra, Guardami, G. Nicolodi, Edizioni Scientifiche CSIFRA










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